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LA NEVE CADE SUI CEDRI
(SNOW FALLING ON CEDARS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 marzo 2000
 
di Scott Hicks, con Ethan Hawke, Rick Yune, Youki Kudoh, Max von Sydow, Sam Shepard (Stati Uniti, 2000)
 
Dopo aver predicato per anni che non è tanto il soggetto che conta, quanto come lo si racconta, confessiamo subito che è invece proprio il tema ad avvincere di LA NEVE... Che il cinema americano abbia da sempre ignorato una delle tragedie più scandalose del proprio paese - la deportazione degli americani di origine giapponese dopo Pearl Harbour - è una mancanza clamorosa: alla quale finalmente si riesce ad ovviare. Non è certo nelle corde vibranti ma pericolosamente melodrammatiche dell'autore australiano di SHINE (ricorderete l'odissea autentica di David Helfgott, il pianista condotto all'asilo psichiatrico dall'oppressione di un padre ossessivo) quella di riuscire l'opera storica, il saggio rigoroso. Che s'incammini per gli intimismi romanzati che abbia "soltanto" per sfondo il dramma storico e sociale è più che comprensibile. Anche perché Hicks al servizio della propria storia molto densa mette la propria sensibilità espressionista, un entusiasmo non soltanto formale ma pure civico e morale che non possono che fargli onore. Un cinema a fior di pelle: con i pregi ed i limiti di qualcosa messo giù d'istinto, in un modo non proprio d'avanguardia. Con la tentazione di cacciarci dentro tutto ci seduce: la trama sempre utile dell'inchiesta poliziesca, il sentimento con le foto degli antenati alle pareti, il rigore delle arti marziali giapponesi, la sensualità degli amori esotici ed adolescenziali, la natura trionfante e redentrice delle felci che sgocciolano, l'etica giornalistica dello sguardo trasparente di Sam Shepard, le contraddizioni della follia razzista con il giallo nei marine che serve a combattere i nazi, le limousine d'epoca e il profumo della coltivazione delle fragole (sono di moda: c'erano persino nell'Iran recondito do Kiarostami).

Ci sono troppi flashback, troppi cori e tamburi, e dischi 78 giri nel film di Scott Hicks: ma pure degli attori carichi di memorie come Shepard o il grande Max von Sydow. Utilizzati con efficacia: perché alla fine non trionfi non soltanto la verità di una faccenda magari arzigogolata. Ma l'utilità di un discorso nei confronti delle diversità e della beceraggine che - Emmen insegna - sarà meglio non confinare ai limiti di Hollywood.


   Il film in Internet (Google)

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